
(da earthdayitalia.org Autore: Diego De Cicco)
Ancora una volta una delusione. Ancora una volta un flop. Ancora una volta si è deciso di non decidere. A Varsavia si è parlato di energie rinnovabili, scegliendo quelle fossili con il risultato di non cambiare nulla in positivo ma forse per quanto possibile addirittura peggiorare la situazione.
A
Varsavia i lavori si sono svolti con il chiaro obiettivo di non entrare nel
merito delle questioni portando tutto ad un rinvio. Tutto posticipato alla
primavera 2015 quando si dovrà necessariamente partorire qualcosa in
preparazione alla sottoscrizione del nuovo accordo globale sul clima, in
programma a Parigi nel dicembre dello stesso anno.
In
questi mesi serve assolutamente che l’Europa si impegni affinché si riprenda
una leadership che sembra non voler più sostenere. Le posizioni del vecchio
continente, qualora vengano rivolte seriamente al problema climatico, sono le
uniche in grado di poter dare nuova linfa ai negoziati a livello mondiale.
Fondamentale sarà anche l’apporto del nostro Paese, dato che sarà italiana la
presidenza europea che presenzierà alla prossima Conferenza di Lima nel
dicembre del prossimo anno, tappa essenziale in vista di Parigi 2015. Anche in
Italia la questione fossili-rinnovabili sembra polarizzarsi in maniera
negativa.
Legambiente
sottolinea come continuino anche da noi ad essere pesantemente incentivate le
risorse fossili, per un totale che sarebbe addirittura di oltre 12 miliardi
l’anno. Questo in risposta alle dichiarazioni di Flavio Zanonato, Ministro allo
Sviluppo, che aveva dichiarato “Se l'energia costa cara è perché "c'è il
problema delle rinnovabili che costano quasi dodici miliardi l'anno". Da
qui lo scontro.
Secondo
il vicepresidente di Legambiente Edoardo Zanchini i sussidi alle fonti fossili
neppure vengono trattate nel dibattito pubblico e politico nazionale, tanto da
non apparire neppure nella Strategia Energetica Nazionale approvata quest’anno.
Le cifre però non sono da poco. Si tratta di ben 4,4 miliardi di sussidi
diretti che vengono distribuiti tra autotrasportatori, centrali da fonti
fossili e imprese energivore, ai quali si aggiungono 7,7 miliardi di sussidi
indiretti che vanno a finanziamenti di strade, autostrade, sconti e
trivellazioni. Il totale supera i 12 miliardi di euro per petrolio, carbone e
altre fonti inquinanti, responsabili principali di cambiamenti climatici e per
la salute dei cittadini.
La
Onlus da rilievo ai costi del Cip6 ( delibera del Comitato Interministeriale
Prezzi del 1992 che stabiliva i prezzi incentivati per la produzione di energia
elettrica da fonti rinnovabili). Il problema era sorto nel momento in cui,
oltre alle fonti rinnovabili che potevano usufruire dei benefici, è stata
aggiunta la dizione “fonti assimilabili”. Ciò ha permesso di far rientrare
nelle assimilabili, tecniche che di rinnovabile hanno ben poco.
Complessivamente, ricorda in un dossier Legambiente, sono 40.149 milioni di
euro che in 11 anni sono stati regalati in questo modo ad impianti a fonti
fossili. Secondo alcuni dati del Gse (Gestore dei Servizi Energetici), nel solo
2012 il sussidio a centrali fossili è stato pari a 2.116 milioni di euro di cui
724,4 milioni usciti dalle tasche dei cittadini. Si stima che fino al 2021
saranno altri 4.880 milioni gli euro che saranno “donati” dalla collettività.
Oltre il danno economico anche la beffa. Infatti nella proposta del famoso
“Decreto del Fare 2” è previsto un incentivo per la costruzione di una centrale
a carbone “pulito” nel Sulcis, di circa 60 milioni annui, per un totale di 1,2
miliardi di euro che usciranno dai costi sulle bollette di tutti i consumatori.
Altri
sussidi indiretti alle fonti fossili, sono le particolari scontistiche
riservate ai grandi consumatori di energia, in antitesi al bisogno di
efficienza nella riduzione di consumi. Questi sconti particolari arrivano a 600,4
milioni di euro l’anno. Altro sussidio particolare è quello che riguarda la
disponibilità di alcune aziende ad interrompere l’uso di energia in caso di
bisogno dovuto a problemi di rete. La possibilità di poter attuare questa
esigenza a favore della comunità, è costata ai consumatori 736,5 milioni di
euro solo nel 2013.
Sempre
Legambiente afferma che non sono le associazioni ambientaliste, forse anche
ideologicamente schierate, le uniche a denunciare questi sussidi alle fossili,
ma anche la IEA (Agenzia Internazionale per l’Energia). Secondo il suo ultimo
rapporto il dominio di petrolio, carbone e gas nei consumi mondiali è sostenuto
da una quota sempre crescente di sussidi. Solo nel 2011 i sussidi a livello
mondiale hanno raggiunto i 532 miliardi di dollari, esattamente il 30% in più
rispetto l’anno precedente.
"Occorrono
scelte chiare a partire dall'Italia –dichiara sempre Zanchini - Scegliere di
cancellarli è una straordinaria occasione per dimostrare una seria intenzione
di frenare i cambiamenti climatici e fare della green economy la
strada maestra per uscire dalla crisi. Per questo, chiediamo al governo Letta
il coraggio e la lungimiranza di mettersi a capo di una coalizione
internazionale per cancellare questi sussidi e assumere un ruolo da protagonista
nel semestre di Presidenza dell'Unione Europea che spetta al nostro Paese a
partire da luglio 2014".
Ai
dati di Legambiente ha replicato il Ministro Zanonato. "Non esistono
sussidi per 'fossili' per 12 miliardi. L'unico sussidio è il Cip6 che ho
ridotto". Sempre il ministro ci tiene a puntualizzare: "Abito a
Padova e mi piace Roma, ma non sostengo che è più vicina di Mestre; si è
credibili con dati veri, il rapporto di Legambiente somma mele con pere, che
c'entra l'autotrasporto con l'elettricità?".
Intanto
il tempo passa, il caos cresce e di soluzioni per l’ambiente se ne vedono ben
poche.
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