Scene di vita quotidiana da un villaggio olimpico che poi
tanto villaggio non è: di giorno, tra atleti, tecnici, organizzazione,
spettatori, media, ospiti vari, siamo quasi 300mila persone.
Al villaggio olimpico vero e proprio, quello degli atleti, i
protagonisti sono coccolati in mille modi ma pure noi giornalisti non ce la
passiamo male. Una bottiglia di Coca Cola costa 2 sterline ma il
distributore ti dice che se restituisci il vuoto quello sarà riciclato e
rimesso in commercio entro 6 giorni. Al McDonald’s, il rifugio scelto per
mancanza di tempo, basta guardare inebetiti il bidone dei rifiuti e arriva
subito una hostess: fa la divisione lei tra materiale compostabile,
riciclabile e non riciclabile con una perizia che noi ancora non abbiamo. Ma
è quando ti danno le posate per il sushi venduto qui a ritmi da protesta di
Greenpeace che capisci. Capisci come dice Farinetti, il guru di Eataly che
dovrebbe pensare a una apertura a Rio per il 2016, che la green economy non
è una questione da risolvere a km zero. La green economy è qualità,
prima ancora che quantità. Insomma, le posate sono made in Italy: le
produce, col marchio Ecozema,
la Fabbrica Pinze
Schio, dimostrazione che anche in ambito industriale bisogna sapersi riciclare.